Avete presente il referto analisi? Può capitare di scorrere e…leggere un asterisco in corrispondenza della voce “D D2 + D3”. Che significa? Battaglia navale? Colpito ma non affondato?
Solitamente liquidiamo la questione con la ricerca di un integratore contenente vitamina D, o magari riempiamo il frigo di carote simil Bux Bunny.
Sarà la giusta soluzione..? E perché si parla di vitamina D ma anche D2 e D3? Come si fa a capire quale serve al nostro corpo?
La vitamina D in realtà non è del tutto una vitamina, o meglio, a differenza delle vitamine assunte per lo più attraverso l’assunzione di cibo, la vitamina D deriva da processi di trasformazione che avvengono nel nostro corpo.
Il primo avviene nel fegato e converte la vitamina D in 25-idrossivitamina D, nota anche come calcidiolo o calcifediolo; il secondo, che si verifica principalmente nel rene, determina la formazione della forma fisiologicamente attiva, 1,25- diidrossivitamina D, calcitriolo o colecalciferolo, ligando naturale del recettore della vitamina D. La funzione primaria del calcitriolo è di stimolare a livello intestinale l’assorbimento di calcio e fosforo, rendendoli disponibili per una corretta mineralizzazione dell’osso.
La vitamina D è perciò un pre-ormone appartenente alla famiglia delle vitamine liposolubili, che interviene nel metabolismo del calcio a livello ematico e osseo, attivata dai raggi UV durante l’esposizione solare.
Ma quindi, quando il referto analisi denuncia la carenza, significa che stiamo troppo in casa e la conversione in vitamina D non avviene?
In realtà la carenza di vitamina D, oggi tra le più diffuse in Italia, può dipendere da vari fattori:
surplus di lavoro, scuola, stress visivo causato dall’utilizzo prolungato di computer e cellulare, poca vita all’aria aperta, alimentazione non bilanciata, possono comportare una riduzione non soltanto della vitamina D ma anche di tutte le vitamine liposolubili, indispensabili per non fare invecchiare prematuramente i nostri organi.
Bilanciare la vitamina D significa aver innanzitutto chiaro che l’assunzione – di qualsiasi vitamina si parli – deve prevedere sempre l’assunzione associata in forma attiva del loro precursore.
Forma attiva? Precursore? Che significa?
Il Precursore è una sostanza che, in seguito ad alcuni processi chimici, viene trasformata in un'altra.
Così per esempio il betacarotene è il precursore della vitamina A; il betacarotene appartiene al regno vegetale e può essere assunto con l’alimentazione. Nel nostro organismo poi, grazie a dei meccanismi di trasformazione, viene convertito in vitamina A che rappresenta la forma attiva della stessa, cioè quella con maggior affinità per l’organismo.
Detta in altri termini, ogni vitamina se assunta da sola rischia di non produrre effetto. L’assunzione deve prevedere ogni volta una strategia sinergica tra precursore, provitamina e vitamina; la loro associazione serve a mantenere attive le capacità enzimatiche dell’organismo impegnato ad assimilare e trasformare ciò di cui ha bisogno.
Relativamente alla vitamina D, D2 costituisce il precursore della forma attiva D3.
Scegliere un integratore significherà ragionare sulla presenza della suddetta combinazione.
In periodi di reattività allo stress o di resistenza allo stress, le vitamine liposolubili sono particolarmente richieste e adatte al recupero del tono e della protezione del nostro organismo.
1 marzo, 2022 | Blog
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